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La disciplina

Il tennis in carrozzina ha fatto  il suo esordio ai Giochi paralimpici di Barcellona e Madrid del 1992. Il torneo misto singolare e doppio furono aggiunti al programma a partire dai Giochi di Atene 2004. Proveniente dal tennis tradizionale, da cui differisce di poco, il tennis in carrozzina, sia singolo che doppio,  mantiene la caratteristica peculiare di questo sport che è bello da svolgersi e da vedersi.

L’unica differenza sostanziale nelle regole rispetto al tennis tradizionale consiste nel fatto che nel tennis in carrozzina l’atleta può colpire la palla dopo il secondo rimbalzo, mentre per il resto valgono tutte le regole del tennis internazionale. Non vi sono differenze nelle dimensioni del campo, che è esattamente lo stesso utilizzato per gli atleti normodotati, o per le attrezzature che sono praticamente le stesse. La carrozzina, come avviene per il Basket, differisce molto da quella da passeggio e deve possedere delle caratteristiche di particolare stabilità sul terreno, specialmente nella rotazione sia interna che esterna. La carrozzina deve essere estremamente personalizzata, molto leggera, permettere un movimento continuo, veloce e fluido per facilitare l’azione nel gioco.

La carrozzina, il suo peso e le sue caratteristiche di motricità hanno infatti un ruolo essenziale per l’atleta, dal momento che nel Tennis è necessaria una preparazione atletica notevole, per il fatto una partita di tennis ha una durata variabile, da un’ora a cinque ore, a seconda dell’andamento dell’incontro.

Il tennis in carrozzina mantiene integre le caratteristiche di grande spettacolarità tipiche del tennis tradizionale, il grado elevato di tecnicità, e il coinvolgimento del controllo emozionale nella gestione del gioco dove il confronto con l’atleta avversario è continuo e pressante al punto di necessitare un forte controllo emotivo. Molte sono dunque le caratteristiche che rimangono in comune in questo sport sia nella versione tradizionale che in quella in carrozzina.  La preparazione viene centrata certo agli aspetti atletici e fisici, che hanno una grande importanza, ma non sono da meno gli aspetti psicologici che non possono essere affatto trascurati, come sanno tutte le persone che conoscono e amano la disciplina. Questo aspetto fa comprendere come tutti gli sport, e questo in modo particolare, forniscano processi di crescita e miglioramento di tipo trasversale in settori adiacenti, connessi allo sport stesso o non connessi direttamente ad esso.

È possibile gareggiare, giocare o allenarsi insieme a persone normodotate, ed in questo caso la persona in carrozzina può colpire la palla anche dopo il secondo rimbalzo mentre ciò non è consentito al suo avversario. I campi dove si giocano e si preparano gli atleti sono gli stessi utilizzati per le persone normodotate, e questo favorisce l’incontro, l’integrazione e l’inserimento sociale.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

Chi può partecipare

Il tennis in carrozzina è particolarmente adatto per atleti che hanno difficoltà motorie, sia di tipo paraplegico, con compromissione dei soli arti inferiori, sia si tipo tetraplegico, ovvero con compromissione anche agli arti superiori.

Sono possibili infatti due sole categorie che consentono ad atleti con differenti tipi di handicap di competere con atleti con lo stesso tipo di abilità. Gli atleti sono suddivisi in due classi, gli OPEN che rappresentano la maggior parte dei tennisti in carrozzina ed hanno una compromissione solo agli arti inferiori, e i QUAD, che rappresentano i tennisti con compromissioni motorie anche agli arti superiori. Solo gli atleti QUAD necessitano di una visita di classificazione, mentre gli altri atleti con disabilità paraplegica gareggiano direttamente nella classe OPEN.

Perché sia riconosciuta l’appartenenza alla categoria QUAD l’atleta deve rispettare almeno uno dei seguenti criteri di ammissibilità:

  • Avere un deficit neurologico in prossimità del livello C8 o superiore associata alla perdita di capacitò motorie;
  • Avere una amputazione di un arto superiore;
  • Avere una focomelia ad un arto superiore;
  • Avere una distrofia muscolare o una miopatia ad un arto superiore.

Oltre a ciò un atleta della categoria Quad deve avere almeno una delle quattro disabilità funzionali tra quelle seguenti:

  • Riduzione delle funzionalità motorie necessarie per effettuare il servizio sopra la testa;
  • Riduzione delle funzionalità motorie necessarie per effettuare il diritto e il rovescio;
  • Riduzione delle funzionalità motorie necessarie per manovrare una carrozzina manuale;
  • Inabilità a stringere la racchetta senza l’ausilio di una protesi o una fasciatura che permetta l’uso dell’attrezzo per giocare.

Ad un atleta QUAD non è consentito l’uso di entrambi i piedi per lo spostamento della carrozzina.

La preparazione atletica di un atleta nel tennis in carrozzina è a 360° gradi e prevede che un giocatore ad alto livello si alleni tutti i giorni con un preparatore atletico, molto spesso sono seguito dagli psicologi sportivi. Per un atleta che non abbia mai avuto esperienze tennistiche precedenti e che si approccia alla disciplina con l’intento di imparare per avviare una solida carriera sportiva è necessario un allenamento costante che va da un minimo di due volte ad un massimo di quattro volte la settimana.

Il grado di pericolosità della disciplina è fortemente contenuto e non vi sono controindicazioni significative.

I vantaggi per i quali una persona con disabilità si avvicini al tennis in carrozzina sono legati al fatto che la formazione atletica ha ampi vantaggi riabilitativi e terapeutici. Inoltre le strutture utilizzabili sono le stesse di quelle nelle quali giocano le persone normodotate, senza nessun tipo di adattamento e quindi facilmente reperibili e fruibili. Anche le regole sono praticamente le stesse e si può giocare con atleti in piedi senza alcun problema. Una persona che avesse avuto una precedente esperienza tennistica è particolarmente facilitata a proseguire l’attività senza particolari difficoltà.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

La Federazione

L’atleta che intende avviare un percorso sportivo nel tennis in carrozzina può rivolgersi essenzialmente al Comitato Paralimpico, che è il promotore dello sport per disabili in Italia, per l’attività di base e per l’associazionismo. Allo stesso modo ci si può rivolgere alla Federazione Italiana Tennis, nota anche con il nome Federtennis, con sedi regionali in tutte le regioni italiane, preposte alla promozione della disciplina in tutte le sue forme. Da queste organizzazioni si possono avere informazioni su come e dove è possibile avviare l’attività sportiva.

La Federazione Italiana Tennis, nata nel 1894 con il nome di Federazione Italiana Lawn Tennis, promuove e organizza  da sempre il tennis in Italia.  Con  i suoi 94.000 tesserati nel 2016, si conferma al terzo posto tra le federazioni con più giocatori, dopo la Federazione Italiana Giuoco Calcio  e la Federazione Italiana Pallavolo e  alla  pari con la Federazione Italiana Pallacanestro, indica chiaramente la diffusione della disciplina ed il suo elevato  gradimento da parte del pubblico.

Nel 1976 troviamo la prima realizzazione diretta del tennis in carrozzina, quando Brad Parks, uno sciatore californiano, divenuto paraplegico in seguito al un incidente sugli sci e il suo partner nella riabilitazione, coltivarono questa idea e cominciarono a lavorare alla sua realizzazione, con l’intento di adattare il tennis, ampiamente diffuso nel mondo, alla disabilità. Il percorso fu breve. In poco più di un anno era nato il regolamento e nel 1980 la Fondazione Nazionale del Tennis in Carrozzina, trovando con sorprendente velocità un numero elevato di seguaci. Presto il tennis in carrozzina ebbe il suo debutto come sport dimostrativo ai giochi di Seoul del 1988 per entrare poi molto presto nei programmi dei giochi paralimpici.

Nel nostro paese ci si occupa di tennis in carrozzina da tempi relativamente recenti. Per la precisione nel 1987 alcuni ragazzi toscani paraplegici, Enrico Rindi, Massimo Porciani, Alessio Focardi e Silvano Biagi, che praticavano il tennis tavolo, incontrarono Giovanni Cantaffa, un italiano emigrato in Svizzera. Fu proprio Giovanni, dopo una seduta di allenamento sul tavolo di tennis, a condurre i quattro amici su un campo di tennis vero e proprio. La possibilità di giocare veramente a tennis da parte dei quatto ragazzi era inizialmente considerata poco probabile, ma furono talmente colpiti da quella inattesa esperienza da decidere che, tornati in Italia, avrebbero provato a farlo seriamente. Da questo episodio quasi casuale ebbe l’inizio del tennis su carrozzina nel nostro paese.

L’attività  sportiva del tennis in carrozzina si è diffusa in Italia con rapidità e oggi il tennis in carrozzina conta almeno 170 giocatori agonisti, di cui più di un quarto frequenta assiduamente il circuito internazionale con buoni risultati. Anche la pratica a livello amatoriale ha un notevole successo.

Oltre che l’elevato numero di atleti di elevato livello, il nostro paese si distingue nella organizzazione di importanti eventi internazionali e mondiali. Ogni anno infatti sono ospitati in Italia dodici tornei internazionali, alcuni dei quali di importanza mondiale, un circuito di tornei nazionali, il circuito Kinder + sport junior wheelchair. Oltre a questa serie di iniziative si aggiunge un lungo elenco di iniziative promozionali caratterizzate da stages, esibizioni, raduni territoriali e tutte le iniziative promozionali possibili in un paese dove il tennis ha comunque una elevata diffusione.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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