Direttivo Associazione OLIMPYUS

Dopo alcuni anni di intensa attività informale per la creazione della rete di contatti, di riflessione progettuale e di preparazione degli strumenti operativi, è stata finalmente ufficializzata la nascita dell’Associazione culturale non profit OLIMPYUS, finalizzata ad investire nell’educazione al futuro delle NEXT GEN grazie agli atleti paralimpici e alla loro capacità di trasmettere in concreto i principi della resilienza antifragile.

Le motivazioni della nascita dell’Associazione sono molto semplici e, al contempo, di “visione”: abbiamo consegnato alle nuove generazioni un futuro incerto, “liquido” e in continuo mutamento. Dove pende la spada di damocle delle crisi sanitarie pandemiche, dei rischi dei disastri ambientali e del riscaldamento climatico, delle tantissime diseguaglianze socioeconomiche e di genere, di un confine sempre più labile tra umano e digitale, dove si può essere alienati e soli pur essendo “connessi in rete”, in cui le intelligenze artificiali possono mettere in discussione la stessa democrazia e autonomia del genere umano.

Ciò nonostante, pur consapevoli dei potenziali rischi di un futuro né certo né garantito, ancora da tutto da acquisire, la maggioranza delle strategie pedagogiche teorizzate per orientare il post pandemia delle nuove generazioni sono concentrate quasi esclusivamente sull’istruzione, sull’acquisizione delle nuove competenze STEM, sul mainstream del progresso tecnologico senza limiti, sulla misurazione continua delle performance, dei successi e della perfezione estetica corporea.

Come se non fosse imprescindibile l’altra faccia della stessa medaglia. Di una pars construens fatta di educazione alla cittadinanza attiva del mondo intero e non del proprio “orticello”, di una consapevolezza etica dell’intero genere umano, di una capacità di saper porre le giuste domande nell’ottica del pensiero critico e della curiosità perenne. Ma anche della capacità di sapersi rialzare dopo una sconfitta dolorosa, di saper accettare il fallimento come precondizione necessaria allo sviluppo della propria personalità, del saper andare oltre i propri limiti, del valorizzare i propri talenti più che concentrarsi sulle mancanze o sui deficit.

In pratica, sulla capacità di educare le nuove generazioni a “saper fare della fragilità il proprio punto di forza e dell’incertezza il proprio cavallo di battaglia[1]. Proprio perché, come amava ripetere il sociologo Zygmunt Bauman nella sua visione della società “liquida”: il cambiamento continuo è l’unica cosa stabile, l’incertezza la sola cosa sicura.

Ed è questo il motivo di fondo della costituzione dell’Associazione OLIMPYUS: agire per riequilibrare le strategie pedagogiche post pandemia, offrendo alle nuove generazioni la possibilità di acquisire anche le soft skill per “eligere futuro” (scegliere il futuro), piuttosto che non limitarsi alle sole hard skill del mondo professionale. Il futuro richiede leadership etiche e condivise prima ancora che competenze tecnico scientifiche. Anche perché la tecnologia e le specializzazioni professonali cambiano rapidamente e si evolvono in modo così discontinuo che, ancor prima di “apprendere”, è fondamentale “apprendere ad apprendere”.

Sarà il versante dell’educazione, perciò, quello in cui i soci fondatori e i futuri membri dell’Associazione impegneranno il loro tempo e le loro risorse economiche: nella sforzo di rendere stabile il percorso di sviluppo dei talenti etico sociali, dell’antifragilità e pienezza umana, così da non commettere gli stessi errori delle generazioni che li hanno preceduti. Garantendo cioè un futuro alle generazioni che li seguiranno, compreso il diritto alla felicità che oggi, in molti casi e in molte aree geopolitiche, è fondamentalmente loro negato.

Ma per raggiungere gli obiettivi educativi l’Associazione OLIMPYUS non perseguirà i metodi classici educativi o socioeducativi.

Al contrario, proverà a sovvertire un paradigma fondamentale, legato al concetto di “inclusione”. Includere implica, sottotraccia, che un soggetto “buono”, mosso da pietas, “inglobi” un altro soggetto “meno buono” all’interno della sua cerchia. Non viene, quindi, valorizzato il talento diverso, ma “normalizzato” secondo i canoni dell’elite in cui viene ammesso.

Non sarà l’inclusione, perciò, il paradigma fondante dell’Associazione, ma “connettere”, come in internet, dove i diversi talenti possono contribuire, ognuno per il proprio valore, alla sviluppo complessivo dell’ecosistema.

Ed è per questo che, per il ruolo di “maestri”, di “educatori” sono stati scelti gli atleti e i campioni paralimpici. Non sono loro che debbo essere “inclusi” nella comunità dei “normali” ma, al contrario, sono essi stessi l’incarnazione concreta dell’antifragilità, del superamento dei propri limiti, dell’accettazione della perdita e del dolore, della capacità di rialzarsi e costruire una propria via, diversa da quella “normale. Nonostante i tanti “cigni neri” che sono stati costretti ad affrontare, nonostante le sconfitte e le cadute.

E su questo paradigma “sovvertito” che l’Associazione opererà all’interno delle comunità educanti, creando una rete di “incubatori scolastici” dove le start-up sportive o del terzo settore vorranno sperimentare empiricamente il percorso di educazione alla resilienza antifragile, grazie proprio agli sport paralimpici e integrati.

Ma non solo. L’Associazione opererà anche all’interno delle istituzioni sociali e nei corpi imprenditoriali, perché la connessione e la valorizzazione dei talenti, la centralità delle soft skill e della leadership etica e condivisa saranno strategiche anche nelle realtà produttive. Per governare cioè le nuove sfide socioecomiche che si presenteranno a breve, anche grazie al sostegno economico di strumenti globali come il piano di finanziamenti NEXT GEN UE.

La sfida sembra quasi impossibile e le vette irraggiungibili. L’Associazione nè è consapevole. Ma non di meno, proprio prendendo esempio dagli atleti paralimpici, anche l’impossibile si può realizzare, e non per forza secondo gli strumenti tradizionali.

Innovando, sperimentando e, sicuramente, avendo il coraggio dei propri fallimenti e delle proprie fragilità.

Ma certamente non demordendo, non lasciandosi intimidire. Eligere futuro, scegliere la propria felicità, sono motivazioni che non mancheranno di stimolarci a proseguire: non per noi stessi ma per quelle generazioni a cui abbiamo sottratto un pezzo del loro futuro.

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Nella foto di copertina del post, il Presidente dell’Associazione, Daniele Verdesca (al centro), il Vicepresidente Eraldo Colombo (a destra) e il Tesoriere Oliviero Vittori (a sinistra). Compongono il primo Direttivo dell’Associazione anche gli altri due soci fondatori, Raffaele Scamardì e Claudio Del Conte.

[1] La frase riporata fa riferimento al sottotitolo del libro di Giuseppe Vercelli e Gabriella d’Albertas “Antifragili“, ed. Feltrinelli (Urra).

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